lunedì 20 ottobre 2014

RETIAMBIENTE E' UNA TRAPPOLA, LIVORNO ESCA ANCHE DA CTT-NORD E CISPEL

Non posso concordare con le preoccupazioni espresse dalla consigliera regionale Gazzarri (Tirreno 17.10.2014), che di fronte alla possibile retromarcia del Comune di Livorno dal percorso di fusione di AAMPS in Retiambiente afferma che si "mette a rischio un lavoro di anni per superare la frammentazione nella gestione dei rifiuti".
Innanzitutto, contesto sia il "lavoro di anni", mi risulta infatti solo un tira-e-molla tra chi possiede discariche da riempire e chi vuole appaltare la costruzione di mega-inceneritori, sia l'esistenza di un problema di frammentazione, visto che il paese è pieno di piccole aziende che funzionano a meraviglia, mentre i colossi aumentano le tariffe per tamponare i loro debiti.
Mi meraviglia poi che Gazzarri faccia il tifo per Retiambiente la quale non ha altro scopo che quello di privatizzare la gestione dei rifiuti, nonostante la Corte Costituzionale abbia chiarito più volte che il referendum riguardava anche questi servizi e che la gestione pubblica è consentita dalle norme vigenti. Aggiungo io che finora ha dato risultati migliori rispetto a quella privatizzata. 
I problemi di AAMPS non derivano da una gestione pubblica o frammentata, ma da quel clientelismo che si elimina introducendo rigide regole di trasparenza ed efficienza.Per questi motivi tre anni fa mi rifiutai di votare la delibera di adesione a Retiambiente e credo che il Comune dovrebbe tirarsi indietro anche dal CTT Nord: Pistoia lo ha fatto e guarda caso i bilanci del trasporto pubblico adesso sono in attivo.
Non capisco neanche cosa ci costringa a mantenere tutte le aziende partecipate all'interno di Cispel, cioè la potente associazione che preme per queste fallimentari aggregazioni-privatizzazioni: sarei curioso di sapere, in tempi di crisi e di tagli, quanto riceve Cispel dal Comune attraverso le sue aziende e come spenda questi soldi, a partire dai compensi per i suoi vertici.

Andrea Romano - IDV Livorno

venerdì 17 ottobre 2014

MENTRE GENOVA AFFOGA, RENZI SI PREPARA A RIEMPIRE IL PAESE DI CEMENTO

Ancora una volta sono rimasto sbalordito da un intervento del presidente di Cispel, De Girolamo, (Tirreno 14.10.2014) che stavolta ha voluto dire la sua sul disastro di Genova fornendo la sua magica ricetta: via la burocrazia, colpevole di ogni ritardo, e un plauso a Renzi che ha creato l'ufficio "difesa del suolo" a Palazzo Chigi per unificare la gestione degli appalti (e ti pareva). Appena un accenno ai cambiamenti climatici, ma non agli impianti che li causano, compresi inceneritori, centrali a carbone "pulito", rigassificatori e tutto ciò che la sua Cispel sponsorizza accanitamente. Nessuna parola sulla cementificazione selvaggia e sull'entità dei fondi da destinare alla manutenzione idrogeologica.
Colpa della "burocrazia"? Direi colpa della politica, visto che è stato il governo Renzi ad ignorare le lettere che gli hanno inviato mesi fa le ditte liguri, pregandolo di sbloccare i lavori visto che i ricorsi burocratici erano già stati tutti respinti. Non a caso, il governo aveva stanziato pochissimo per questo settore mentre ha intenzione di riempire di soldi chi deve costruire le solite grandi opere inutili, quelle che piacciono tanto a Renzi e De Girolamo. 
Non solo: il famigerato "Sblocca italia" ha sbloccato soprattutto il cemento, visto che ha stracciato l'obiettivo UE di fermare totalmente il consumo di territorio entro il 2050, grazie a deroghe e forzature alla normativa ordinaria. 

Andrea Romano - IDV Livorno

martedì 14 ottobre 2014

RIGASSIFICATORE? COME DARE SIGARETTE A CHI HA LA POLMONITE

Sono rimasto impressionato dalla filippica dell'ing. Corrado Conti a favore del rigassificatore (Tirreno del 04.10.14). Costui contesta non meglio identificati "politici locali", "paladini dell'All-green ed "eco-catastrofisti", ma purtroppo per lui non lo fa sulla base di dati tecnici o economici, come ci si aspetterebbe, ma dei soliti luoghi comuni con qualche battutina sarcastica.

Venendo al merito, la sua temeraria proposta di sconto del 10% sulle bollette del gas come "premio" per aver subìto la costruzione del rigassificatore sembra frutto della mente di un marziano appena sbarcato sulla Terra, dato che è di questi giorni il decreto Renzi che affibbia invece ai contribuenti il peso dell'inattività totale del rigassificatore (bandi deserti, niente contratti), per un totale di 80 milioni all'anno di mancati ricavi.

Anche sulla sicurezza dell'impianto, le chiacchiere dell'esperto ingegnere stanno a zero, conta invece sapere che fino al 2006 il travaso di gas liquefatto in mare era vietato perché troppo pericoloso (se sversato esplode senza fiamma) e che il governo cambiò idea citando un parere tecnico che nessuno riesce a reperire (l'ingegnere ne possiede una copia?). Senza contare il parere critico della Commissione internazionale nominata dalla Regione, quello negativo della Capitaneria firmato dal famoso comandante De Falco e anche il monito autorevole di Piero Angela, che paventa il rischio di un incidente "il più catastrofico immaginabile" (pag. 99 del libro "La sfida del secolo" Mondadori).

L'unica cosa corretta scritta dall'ing. Conti mi sembra quella riguardante la presenza di altri impianti pericolosi e inquinanti a Livorno e dintorni, a partire dalla raffineria, ma questo non giustifica la necessità di accettarne altri (tra l'altro a nostre spese e privi di concreti ritorni economico-occupazionali). Sarebbe come imporre di fumare sigarette a chi ha la polmonite, invece di pianificare una corretta terapia di guarigione (filtri, riconversioni, piani di sicurezza, ecc.).

Andrea Romano - IDV Livorno

venerdì 10 ottobre 2014

RIGASSIFICATORE "TITANIC": ALLUCINANTE ACCANIMENTO A SPESE NOSTRE

Cispel-confservizi colpisce ancora: dopo aver incensato gli inceneritori di rifiuti e la privatizzazione dei servizi pubblici (mentre il resto del mondo pensa alle exit-strategy), adesso il suo presidente De Girolamo promuove a pieni voti il fallimentare rigassificatore di Livorno (Tirreno del 26.09.14), altra bella pensata proveniente da quel mondo di strane relazioni tra politica, affari e fondi pubblici prelevati dalle tasche dei cittadini.

Il decreto del governo, che fa gioire De Girolamo perché definisce "strategico" un rigassificatore vuoto e senza contratti di fornitura, non serve ad altro che a caricare sulla bolletta dei cittadini i mancati ricavi della società che lo gestisce, pari a circa 80 milioni di euro all'anno. Sarebbe "strategico" perché si trasformerebbe in sito di stoccaggio per il gas da utilizzare nei "momenti di crisi", tutti da verificare e previsti da chi da almeno 20 anni non ne azzecca una: infatti il rigassificatore è costato il doppio del previsto e non serve a niente.

Tra l'altro, le autorizzazioni concesse per fare una cosa non dovrebbero più valere, a rigor di logica, se l'impianto viene destinato ad utilizzi diversi. Dovrebbero interessarsene anche le Capitanerie di Porto, magari richiamando il famoso comandante De Falco, che oltre ad aver strapazzato Schettino durante la tragedia della Concordia ha avuto anche modo di firmare una relazione negativa sulla sicurezza a bordo del rigassificatore, senza essere poi a quanto pare riconvocato durante una seconda ispezione.


Andrea Romano - IDV Livorno

mercoledì 8 ottobre 2014

VANDALISMI E INSICUREZZA? PROVIAMO IL CONTROLLO DI VICINATO

La segnalazione del Tirreno riguardante i danneggiamenti alle nuove pensiline per i bus mi consente di ribadire una proposta per incrementare la sorveglianza preventiva, senza oneri per le casse pubbliche ed evitando richieste di presenza capillare alle forze dell'ordine, cosa quantomeno sgradevole oltre che finanziariamente e fisicamente insostenibile.
Mi riferisco alla possibilità di attivare anche a Livorno i servizi di controllo del vicinato, il "neighborhood watch" già noto nei paesi anglosassoni, incrementati anche a Londra dell'ex sindaco "rosso" Livingstone e attualmente sostenuti in Italia da molti sindaci di centrosinistra, per esempio il sindaco PD di Lucca, Tambellini.
Si tratta semplicemente di incoraggiare e stimolare, da parte del Comune, l'auto-organizzazione da parte dei cittadini di una forma diffusa e discreta di vigilanza nel proprio quartiere, attraverso la segnalazione reciproca, e solo eventualmente alle forze dell'ordine, di attività ritenute "anomale" rispetto alla quotidiana routine, senza pattugliamenti o appostamenti ma durante le normali attività di ciascun cittadino. L'apposizione di adesivi o cartelli che segnalano questa forma particolare di attenzione nel quartiere serve poi a scoraggiare possibili malintenzionati.
Esperienze di controllo di vicinato continuano a moltiplicarsi da anni in Europa e negli USA, mentre gli esperimenti italiani hanno dato finora risultati entusiasmanti, fino all'annuncio di pochi mesi fa riguardante il crollo di furti, truffe e vandalismi a Mira, comune veneziano di quasi 40.000 abitanti con sindaco grillino. Perché non proviamo anche noi?

Andrea Romano - IDV Livorno

martedì 7 ottobre 2014

BASTA BUGIE, ECCO L'ALTERNATIVA AGLI INCENERITORI VELENOSI

Messo di fronte alla serie di imprecisioni e fantasie contenute nella sua appassionata difesa degli inceneritori, Faralli del PD (il Tirreno del 14.09.14) non ha potuto fare di meglio che accusarmi di "malizia", perché ho indicato oggettivi conflitti di interessi tra partiti, aziende e istituzioni. Inoltre, visto che non voglio respirare i veleni dei forni, ironicamente afferma che dovrebbero in alternativa buttare tutta la monnezza che non si può riciclare nel mio giardino.
Per me resta inutile costruire nuovi inceneritori se la produzione di rifiuti è in costante discesa: dobbiamo anzi accompagnare verso la chiusura i vecchi impianti implementando sempre di più il riciclo e soprattutto una riprogettazione dei cicli di produzione industriale, che anche grandi multinazionali hanno già avviato: secondo il rapporto della McKinsey sulla "circular economy", le grandi imprese arriveranno a risparmiare almeno 700 miliardi di dollari all'anno eliminando il concetto di "fine vita" dei prodotti, il packaging eccessivo, l'obsolescenza programmata, promuovendo il riuso e l'acquisto di "servizi" anziché di "prodotti".
Nel frattempo, il residuo non riciclabile che Faralli vorrebbe farci respirare una volta polverizzato (o buttare nel giardino di chi non è d'accordo), può essere invece, per esempio, trattato a freddo con procedimenti meccanici-biologici in modo che sia inertizzato e utilizzato come materiale da costruzione o altro, come succede già in numerosi impianti TMB.
Faralli può risparmiarsi quindi le dichiarazioni muscolari su quanto sia grande e forte il PD in questo momento: le cose possono sempre cambiare (Livorno docet) ed è più saggio quindi non esasperare mai i cittadini. Per quanto mi riguarda, preferisco stare all'opposizione o fuori dalle istituzioni piuttosto che prestarmi a certe manovre, come ho già dimostrato.

Andrea Romano - IDV Livorno

martedì 30 settembre 2014

AZIENDE PARTECIPATE: LIVORNO ABBANDONI LE FUSIONI FALLIMENTARI

In passato mi è capitato di criticare alcune decisioni del sindaco Nogarin, ma la direzione che sembra voler prendere l'amministrazione comunale rispetto alla gestione dei servizi pubblici locali merita a mio parere un sostegno convinto.
Mi riferisco al segnale lanciato con l'approvazione in Consiglio della strategia che prevede l'uscita di AAMPS dalla società di area vasta Retiambiente, creata appositamente per privatizzare la gestione dei rifiuti e consegnarla agli appetiti delle lobby pro-inceneritori. Già nel 2011, rifiutandomi di votare a favore di questa fusione, segnalai gli art. 14 e 16 dello statuto di Retiambiente, che con il trucco della maggioranza qualificata lascia ai soci privati di minoranza il potere decisionale perfino su tariffe e licenziamenti selvaggi.
Allo stesso modo il Comune dovrebbe riflettere sui risultati del CTT che si è mangiato ATL, un'altra fusione alla quale mi opposi con forza. Pistoia, che è invece uscita dal CTT, quest'anno ha visto addirittura produrre un attivo di bilancio dalla sua azienda di trasporto pubblico. Altro che i disastri causati dall'isolamento che venivano minacciati!
Venendo all'acqua, il socio privato che guida la gestione di ASA è passato attraverso ripetute fusioni che hanno allontanato il controllo da Livorno, prima a Genova (AMGA), poi a Torino (Iride), ora in Emilia (IREN), domani forse a Milano, visto che si lavora all'unione con la lombarda A2A. Ad ogni fusione, puntualmente aumenti di tariffe e di debiti, ma non di efficienza.
A queste condizioni, tornare all'isolamento sarebbe di gran lunga il "male" minore, tutt'altro che inevitabile poi se Livorno uscisse finalmente con le sue aziende dalla CISPEL, cinghia di trasmissione tra partiti, privati e istituzioni, per creare una rete di comuni intenzionati a rispettare finalmente gli esiti del referendum.

Andrea Romano - IDV Livorno