giovedì 13 dicembre 2012

ROMANO (IDV): CARO DI PIETRO, BASTA FARSI PARALIZZARE DAI DIRIGENTI


L'asino di Buridano (o "Paradosso dell'asino") è un apologo che narra come un asino posto tra due cumuli di fieno non sa scegliere quale iniziare a mangiare...morendo di fame nell'incertezza.
Credo che i militanti dell'Italia dei Valori siano stanchi di percepire un atteggiamento ondivago del partito che si trascina ormai da troppo tempo, tra l'opposizione intransigente al governo Monti, sostenuto dal PD, e l'apertura a tempo indeterminato a quel Partito Democratico che ha messo al bando Di Pietro per la propria diversa scelta e per le sue legittime critiche a Napolitano.
Una parte del gruppo dirigente dell'Italia dei Valori, figlio dell'epoca in cui il ruolo del partito era quello di rappresentare uno dei cespuglietti dell'Ulivo (quello che intercettava l'elettorato più anti-berlusconiano conquistandosi una manciata di posti nei governi di centro-sinistra), ha sempre guardato con sospetto e mal digerito la crescita repentina dei consensi che si è verificata a partire dal 2009, con l'apertura delle liste a personalità prestigiose ed una linea sempre più netta sulla difesa del lavoro, dei diritti e per la legalità.
La nascita del governo Monti ha allontanato ulteriormente IDV dal PD, con scelte politiche strategiche sempre più divergenti, coronate nel caso di IDV anche da successi inaspettati sul territorio, come le vittorie di Napoli e Palermo.
La prospettiva di una rottura definitiva col PD a livello nazionale ha però allarmato molti dirigenti, costringendo l'IDV a prodursi in un'estenuante serie di richieste al PD per un confronto programmatico, sempre rifiutato.
E' stato facile approfittare anche dell'imboscata sulle immaginarie 56 case di Di Pietro per distogliere l'attenzione dalla necessità di un rinnovamento interno (vedi i casi Maruccio, sparsi qua e là sul territorio) e forzare una "correzione di linea" per tornare all'ovile del PD, culminata nell'appoggio a Bersani durante le primarie, proprio mentre i militanti raccoglievano le firme per abrogare leggi votate anche dal PD.
Il risultato è stato un patrimonio di credibilità compromesso in poche settimane ed uno sbandamento generale dovuto all'atteggiamento contraddittorio del partito, tra un leader che sembra voglia spingere sull'accelleratore di una coalizione anti-Monti e vari dirigenti dietro di lui che invece tirano il freno, temendo in futuro di non potersi più riparare sotto le frasche di querce o ulivi.
Adesso il tempo degli stop-and-go e delle retromarce è finito, sabato a Roma Di Pietro e l'Assemblea nazionale dovranno trovare il coraggio di neutralizzare gli sforzi di chi vuole riportare l'IDV ai tempi del comodo piccolo cespuglio (...stando ai sondaggi ci sono già riusciti), per procedere senza più indugi alla costruzione di uno schieramento che si prenda la responsabilità di difendere la legalità in un paese il cui tasso di corruzione supera quello del Ghana e del Rwanda, e di tutelare lavoratori, precari, studenti, disoccupati e ceto medio dalle politiche aggressive e recessive del fronte PDL-UDC-PD, che per un anno è rimasto compatto a sostegno del professor Monti (anche se adesso Bersani e Berlusconi vorrebbero ripropinarci la solita scenetta elettorale).
Il PD faccia quello che crede, noi non possiamo morire paralizzati dalle nostre indecisioni.


Andrea Romano
Coordinatore provinciale IDV Livorno

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