martedì 13 dicembre 2011

Che bellezza i rifiuti!

Maila Nosiglia
Alcune considerazioni dell’uomo (donna) della strada. Il problema dei rifiuti è certamente legato alla nostra civiltà e alla nostra cultura. Nelle epoche passate questo problema era presente in misura ridotta. Ciò certamente perché siamo aumentati di numero, perché oggi la maggior parte della popolazione è concentrata nelle città, che quindi sono più difficilmente gestibili, ma anche perché ciò di cui ci alimentiamo subisce un numero considerevole di passaggi che (forse) necessitano di un incarto più consistente e resistente ed anche perché le confezioni sono spesso più piccole, adatte alla consumazione del singolo o tutt’al più di una famiglia uni –nucleare. A ciò aggiungiamo la tendenza all’usa e getta, la persa abitudine di utilizzare più volte lo stesso recipiente, perché tutto va nel senso della velocità e del far meno fatica possibile. Lavare bene una bottiglia ad esempio significa un impiego di energie ed attenzioni che non vanno d’accordo col nostro tempo. Non si parli poi di un fazzoletto… da lavare. Certo è che di rifiuti ne produciamo davvero tanti. E’ sotto gli occhi di tutti quanto essi siano aumentati, in misura esponenziale. Basta considerare quelli che si accumulano nelle nostre case. Noi (eroi), che già facciamo la raccolta differenziata, vediamo quante bottiglie di vetro o di plastica buttiamo via ogni settimana e quanta carta accumuliamo diligentemente sperando che davvero vada ad essere riciclata. Perché poi il nostro nascosto (anche a noi stessi) timore è che tutto sia un grande bluff e che , per il momento, tutto vada in un unico “bussolo” senza distinzione…. Ma queste sono solo paure inconfessate e i “cittadini consapevoli” tirano avanti. Che i rifiuti siano aumentati a dismisura lo vediamo anche noi che lavoriamo nelle scuole. Oggi non c’è aula che non sia dotata di almeno tre cestini per (si diceva una volta) la carta straccia. In realtà questi cestini raccolgono ben altro che la carta straccia e si riempiono di tutti i contenitori possibili a cominciare da quelli dei mitici estathè. Dunque le aule, tempio del sapere (!), sono profanate dall’immondizia imperante. Ne ho viste alcune dotate di cestini giganteschi, da condominio, che io personalmente ho fatto immediatamente rimuovere in quanto li sentivo offensivi e vagamente allusivi…. Così è. E dunque, a fronte di questa realtà, che fare? Ho sempre ritenuto che si debba tentare di trasformare un problema in una ricchezza. E’ perciò che penso a come questa nostra civiltà dei rifiuti dovrebbe, oltre che autoeducarsi alla riduzione e alla raccolta differenziata, tendendo a rifiuti zero (nel senso del riciclo totale), pensare anche al possibile riutilizzo degli oggetti così come essi sono, o con poche modifiche, in forme anche lontanissime dalla loro originaria destinazione. Mettiamo in campo un po’ di creatività che, dotata di adeguati impianti di igienizzazione, ripensi carta, plastica, vetro e molti altri materiali, così da utilizzarli chissà per quante necessità di noi cittadini, della città, dei servizi. Tutto ciò naturalmente, da aggiungere al recupero di mobili e arredi spesso buttati via senza riguardo; in una prospettiva di guadagno individuale nonché di una minore spesa per le amministrazioni. E chissà che non possa essere, anche questo, un piccolo contributo alla crescita e alla occupazione?

3 commenti:

  1. Mi piace molto!!! Penso che sia questa la strada da percorrere.
    Fare la guerra alle discariche e agli inceneritori senza fare la guerra agli sprechi ed ai rifiuti evitabili è praticamente inutile.
    Se produciamo tonnellate di riufiuti (verdura in busta, vaschette per gli odori, piatti, forchette e bicchieri usa e getta....) da qualche parte andranno pur messi!

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  2. Anche Pecoraro Scanio diceva le stesse cose.....andate a lavorare!

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    Risposte
    1. Nascondersi dietro l'anonimato fa davvero "uomo". Ci critichi nel merito delle proposte. E forse potremmo riparlarne.

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