venerdì 28 ottobre 2011

Coltivare la cultura

L’IDV ha recentemente presentato in Consiglio Regionale della Toscana una proposta di legge che prevede agevolazioni fiscali ai privati che investano nel settore culturale, per la valorizzazione dei nostri beni culturali ed ambientali. Ottima iniziativa: la cultura è un tema centrale.
C’è un assioma, da sempre storicamente vero: la decadenza della cultura di un paese è sintomo inequivocabile della decadenza del paese stesso.
Maila Nosiglia
E’ certo che la cultura rappresenta la parte più nobile di una nazione, di un popolo. Quando ci spostiamo sul piano della cultura, sentiamo che parliamo di qualcosa che per definizione è positivo. Possiamo dire che la cultura attiene alla parte buona di un popolo , la parte, come dice la parola da coltivare. Ma coltivare che cosa? Appunto quelle che sono le istanze più profonde di una comunità, lo spirito di essa.
Nessuno dovrebbe osare sminuire, svilire, una parte così importante della comunità umana. E infatti la maggior parte dei popoli, da quelli primitivi (pensiamo alla centralità della figura dello sciamano) a quelli moderni (pensiamo alle socialdemocrazie europee) molto difficilmente si sognano di derubricare la cultura ad aspetto minore della società.
Ma l’Italia lo fa. O meglio lo fa il suo governo il quale, districandosi tra Bunga Bunga e crolli di parti di Pompei, per voce di suoi insigni esponenti, afferma che con la cultura non si mangia (!) dimostrando così non solo malafede ma anche una profonda ignoranza.
Miopia? Ottusità? Cialtronaggine? Ipocrisia? Tutte queste cose insieme?
Certo che l’IDV non può stare immobile, perlomeno laddove ha voce in capitolo. E mi riferisco a Livorno.
Cosa si fa per la cultura a Livorno? Quasi niente. Forse, dirà qualcuno, che il cartellone del Goldoni è quasi niente?Forse che Effetto Venezia non conta? Non lo possiamo dire. Ma non basta, poiché un’ amministrazione che si rispetti non può accontentarsi di una cultura (sempre poca) calata dall’alto, ma deve impegnarsi nel favorire una cultura che sia espressione autentica del tessuto sociale della città nonché volano economico di grande portata.
Livorno è ricca di artisti, di tutti generi, lo è sempre stata. A Livorno si danno da fare, con pochissimi mezzi, attori di teatro e di cinema, musicisti ( e qui l’Istituto Mascagni, ad oggi sul filo del rasoio , è una grande realtà da salvaguardare), pittori, ballerini, poeti, scrittori, che oggi stentano sempre più ad operare.
E’ anche, e a parer mio, soprattutto, a loro che l’Amministrazione ha il dovere di guardare. E’ loro che, non solo i privati ma anche il pubblico, deve sostenere per far nascere farfalle dalle crisalidi. Ma come? Con un programma serio di individuazione di tutte queste energie, con l’affidamento di luoghi che servano ad esse ma che diventino poi anche riferimento culturale, l’alternativa allo struscio, o allo shopping o allo sballo del sabato sera e che offrano opportunità a soggetti che attivamente o passivamente ne partecipino. A questo proposito penso a luoghi affascinanti e lasciati in colpevole abbandono come le due Fortezze, le cantine lungo i fossi, Villa Regina, Villa Maria, ma forse anche l’ex carcere dei domenicani (se la proprietà è della Chiesa…se ne può parlare), ma anche il Cisternino, l’ex Corallo, la storica casa dello studente e chissà quanti altri…
Tutti luoghi che con un serio programma di recupero potrebbero anche diventare fonte di guadagno per chi si assumesse l’onere e l’onore di mantenerli e di farli funzionare.

Maila Nosiglia

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