martedì 2 agosto 2011

SULL'ACQUA SI FA CONFUSIONE: SENZA PRIVATI SI PUO'!

Andrea Romano
Il rappresentante di Cispel Giuseppe Sardu ha tentato di chiarire ai lettori del Tirreno (02.08.2011) come funzionano i rapporti fra aziende idriche e ATO, soprattutto all'indomani del referendum; tuttavia credo che il risultato del suo intervento sia stato quello di aumentare la confusione.
Mi spiego: Sardu dice in pratica che le aziende non c'entrano niente con le tariffe, perchè vengono decise dalle ATO, autorità pubbliche. Questo sarebbe corretto in un mondo ideale, ma in realtà le ATO non sono altro che riunioni periodiche dei sindaci di quei comuni che sono anche soci pubblici nelle aziende! Quindi chi decide la tariffa sono in pratica proprio le aziende.
Non solo, i soci privati di queste aziende, quelli che puntano al profitto, normalmente sono tutelati da accordi particolari, come quello - il più odioso - che impone ai sindaci di aumentare le tariffe in caso di calo dei consumi dei cittadini, per la crisi economica oppure per pratiche meritorie di "risparmio" di quella risorsa preziosissima che è l'acqua. Meno si consuma e più si paga, per garantire comunque il guadagno di lorsignori.
Infine, faccio notare che il lamento di Sardu sull'incertezza in cui è piombato il sistema dopo il referendum rende giustizia per tutta la falsa propaganda che favoleggiava di privati disposti ad iniettare capitali per sistemare i nostri acquedotti-colabrodo: in realtà sono le banche a prestare soldi alle aziende (i soci privati non ci mettono quattrini), quindi basterebbe un accordo fra aziende pubbliche e sistema del credito, tagliando fuori chi vuol speculare su un bene essenziale come l'acqua. 

Andrea Romano - Italia dei Valori






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