Continuano i misteri del mare livornese. A parte la grande incognita del rigassificatore, con una commissione internazionale talmente brava ad individuare i difetti del progetto (che nessun altro aveva visto) da essere esclusa da tutte le successive valutazioni tecniche, dopo i bidoni tossici finiti in mare e di cui ancora sappiamo ben poco, adesso è arrivata una serie di chiazze bianche a spiaggiarsi proprio e ancora davanti a Livorno.
Chi se ne importa di quanto siano veloci Capitaneria e Comune a telefonarsi e inviarsi i fax quando ormai il danno è fatto, cioè le sostanze sono arrivate a riva? Quello che va chiarito subito e una volta per tutte è perché nessuno si muove per rimuovere la paraffina, o quello che è, prima che arrivi a costa, quando cioè ormai l'impatto ambientale è molto più grave, più difficile da bonificare, più costoso e le cui spese finiscono per legge a carico del Comune (invece che ad altri enti), che deve così inevitabilmente togliere risorse ad altri servizi.
Insomma, di che si tratta? Chi di dovere non ha soldi, non ha uomini, non ha mezzi o cosa? Lo si dica chiaramente, perché una soluzione che preveda la semplice osservazione di queste chiazze nel loro placido viaggio verso la terrazza Mascagni, aspettando che sia il Comune a sbrigarsela come può, non è accettabile e va denunciata con forza.
Capitolo a parte, ma di fondamentale importanza, quello riguardante la prevenzione e la repressione: come mai continuano ad apparire improvvisamente queste sostanze in mare? Qualcosa le avrà rilasciate, perciò vanno individuate le responsabilità ed intensificati i controlli, perché le cosiddette autorità competenti non stanno lì dove sono solo per smistare fax e telefonate quando ormai la frittata è fatta.
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