mercoledì 13 luglio 2011

SERVIZI: MULTIUTILITY PUBBLICHE E TRASPARENTI

Che fare dopo il Referendum sui servizi pubblici locali? Sicuramente non quello che sta facendo la Regione, cioè le classiche orecchie da mercante, minacciando addirittura i Comuni, già depredati dal Governo, di tagli selvaggi ai contributi se non aderiranno "volontariamente" (sic) alle gare di affidamento delle gestioni ai privati.

Visto che l'abrogazione dell'art. 23 bis del decreto Ronchi (sancita dal voto popolare) permette ora la gestione "in house", cioè pubblica, di acqua, rifiuti e autobus, sarebbe invece il caso di lasciare i Comuni liberi di scegliere che fare: se aggregarsi o meno ai loro vicini e soprattutto se tradire o meno lo spirito del Referendum, lasciando entrare i privati nelle aziende o tenendoli a distanza.

E Livorno? Per prima cosa, se la Regione ci liberasse dal ricatto odioso del taglio ai contributi del 20% per chi non si piega alle sue manovre privatizzatrici, potremmo pensare anche a costituire una holding delle aziende livornesi, oppure un'unica azienda multi-utility che tagli i costi burocratici, politici e gestionali di ASA, AAMPS e ATL. Un solo presidente, un solo consiglio di amministrazione, una sola officina automezzi, e così via. Altre città della stessa dimensione stanno imboccando questa strada, i soldi risparmiati possono essere investiti sui servizi per i cittadini.

Secondo: la Regione Toscana, invece di ricattare, potrebbe aiutare i Comuni a servirsi di un unico centro per l'acquisto di beni e servizi, per strappare migliori condizioni e realizzare economie di scala.

Terzo: assicurare la gestione pubblica dei servizi evitando di vendere le aziende ai privati - che non vengono per elargire quel denaro che i Comuni non hanno ma per comandare e fare profitti in condizioni di monopolio - attivando anche percorsi che portino alla ri-pubblicizzazione di quelle gestioni privatizzate in passato.

Quarto e ultimo punto: la gestione pubblica deve essere legata al territorio, quindi in mano ai nostri Comuni e non a quelli di altre province o regioni (che cercano di far cassa con le loro mega-società quotate in Borsa), ma anche "pubblico-partecipata", come sostenevano i promotori del Referendum, per garantire trasparenza ed efficienza attraverso il diretto controllo degli utenti-cittadini.

 

Andrea Romano - Italia dei Valori

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