giovedì 16 giugno 2011

Maila Nosiglia - Povera scuola! e povera Italia!


Tutti a testa china, cercando di fare presto, perché nelle due ore previste nessuno ce la può fare, anche correndo, anche cercando di obbedire senza farsi domande. E la notte? Sonni agitati per docenti e presidi, alle prese col fantasma del ricorso, con l’incubo di genitori con i denti di fuori, che ti assalgono perché gli hai “stressato il figlio” (sic!). Dunque notti inquiete per i docenti ma non perché si interroghino sulla qualità del loro insegnamento, che ci potrebbe anche stare, bensì perché si chiedono,terrorizzati se hanno riempito quell’ultima scheda inviategli via mail alla quattro del mattino via dal Preside, poiché, e lì sta la paura, il dirigente scolastico li potrebbe richiamare in chissà quale orario per adempiere a quell’obbligo, per mettere quella firma dimenticata o barrare quello spazio lasciato vuoto. E il voto?I prof segretamente pensano con nostalgia a quella mirabile sintesi di stampo crociano fatta di intuizione ed espressione, pura arte, che è stato il voto dai tempi dei peripatetici fino a qualche anno fa, fino cioè a quando non sono state introdotte le micidiali griglie, le crocette (neanche fosse il totocalcio), gli indicatori…:ingegneria ragionieristica! E’ in atto un attacco alla scuola pubblica, a colpi di carta straccia. Un vero e proprio mobbing nei confronti dei professori che per la maggior parte china la testa senza avere il coraggio di denunciare un progetto di imbarbarimento della società italiana. Tutto ciò, come è consuetudine dei nostri tempi, viene fatto passare, attraverso un uso manipolatorio delle parole e delle informazioni, come se fosse a tutela dell’alunno, poiché, si dice, elimina la discrezionalità dell’insegnante e quindi quell’accanimento o anche quei favoritismi che “si sa, ci sono sempre stati”…. In realtà l’attuale sistema non ha fatto altro che ridurre a delle crocette le singole individualità ed ha tolto all’insegnante la possibilità di giudicare serenamente l’apprendimento dell’alunno, sostituendo ad una seria valutazione una sorta di apoteosi del buonismo, spesso nient’altro che l’altra faccia della paura, paura di assumersi delle responsabilità,di sbagliare qualcosa nei deliranti, ripetitivi e bizantini adempimenti formali. Oggi l’insegnante viene punito col dover riempire montagne di carte allorché si azzardi a dare un’insufficienza, con presidi che, loro stessi in preda alla paura, sbandierano il fantasma del “ricorso” che costringerebbe ad altri estenuanti, quanto inutili, consigli di classe. E intanto i dirigenti scolastici mandano mail nottetempo agli indirizzi privati dei docenti per “somministrare” (improponibile parola) altre schede, altre legende di schede, descrittori, frasi standard che massacrano le differenze. E tutto questo passa nell’indifferenza delle famiglie che credono che ciò vada a favore dei loro figli, i quali invece saranno sempre meno competenti, sempre meno intellettualmente fertili. Una società di somari, ecco quella che stanno costruendo, che come si sa è funzionale al potere. E noi, la vecchia guardia del corpo docente, ancora debolmente protestiamo, ma i giovani, che stanno subentrando e che hanno aspettato a lungo e che neanche ci credevano di riuscire ad avere un posto di lavoro, figuriamoci se si mettono a fare storie: tutte sufficienze uguale meno scartoffie! Una sirena a cui è molto difficile resistere. E’ da trenta anni che insegno nella scuola media superiore. Esco arrabbiata ed amareggiata dagli scrutini poiché sempre di più è evidente lo scempio che si sta facendo della scuola pubblica e quindi degli italiani. Perché se è vero, come è vero, che l'attacco è a livello sindacale, è anche vero che il massacro più subdolo è a livello dei contenuti e della trasmissione del sapere. Ormai da tempo e sempre più, i docenti sono costretti a fare i conti con una burocrazia invasiva ed inutile che li strangola, li mortifica ma che soprattutto va nel senso di uno svuotamento dei contenuti, di un appiattimento al ribasso, di uno svilimento della centralità dell'alunno e tutto nel nome di una ipocrita trasparenza che impedisce ai docenti di svolgere il loro lavoro, riducendoli a ragionieri scribacchini, perdendo inevitabilmente di vista meriti e demeriti degli alunni. Del resto è una questione di tempo: già oggi gli scrutini durano tre, quattro ore o più, solo per riempire le scartoffie, figuriamoci se parlassimo dei ragazzi…La parola d’ordine è promuovere, promuovere, promuovere, se no la colpa è degli insegnanti! Siamo di fronte al tentativo di imbarbarimento della nostra società e chi tiene la testa bassa per far prima, rischia di diventare complice, Si sta andando verso una scuola che promuove tutti semplicemente perché il docente non può più esprimersi serenamente, strangolato com'è da inutili e ipocriti adempimenti burocratici, che fanno perder di vista l’obiettivo vero e cioè la formazione di un cittadino libero e consapevole.
La soluzione?
Prima di tutto,una rapida inversione di rotta.

Maila Nosiglia


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