domenica 13 marzo 2011

La scuola


Maila Nosiglia
La scuola, specchio della società, sta colando a picco. La ministra dice: ”tutto regolare, non ho mai visto un anno scolastico che non si apra tra le proteste”. E’ vero, poiché il problema è incancrenito, da quando un ministro che si fregiava di un cognome senza possibilità di equivoci, Luigi Berlinguer,dette l’avvio ad un processo involutivo della scuola italiana, fino ad allora sicuramente classista ma dagli alti contenuti formativi, da allora sempre più svilita e depauperata della sua qualità. Si diceva che si voleva una scuola per tutti. Giusto! Ci si aspettava che tutti venissero messi in condizione di fruire della scuola pubblica fino ai suoi gradi più alti, innalzando quindi il livello di istruzione di tutti i cittadini senza distinzione….ecc. ecc. Invece l’operazione, negli anni, nei decenni, si è rivelata per quello che era : un appiattimento al ribasso; in ultima analisi, un imbarbarimento in perfetta sintonia , e non certamente in opposizione, con il processo che intanto si andava attuando nella società grazie soprattutto alla tv , inizialmente solo quella privata e poi anche la pubblica, che diffonde modelli culturali da basso impero, fatti di volgarità, di arroganza, di prepotenza, di diffusa ignoranza, di mistificazione, di superficialità, e chi più ne ha…. Mentre nella società si cercava, riuscendoci, di far passare tutto ciò, la scuola era incaricata di “formare” giovani sempre più ignoranti , soprattutto disinformati e incapaci di esercitare un seppur minimo senso critico. E fu il trionfo del quiz, in tv come a scuola. E intanto il corpo docenti? I dirigenti scolastici? Venivano affondati nelle pastoie della burocrazia: sempre più impegnati nel riempire carte, nell'osservare regole spesso inutili ed ipocrite. Autentici deliri di chi ci governa. Ed ora? A che punto siamo? Mentre i precari della scuola, umiliati e offesi, danno vita a forme di protesta che nel passato erano, ahimè. esclusiva degli operai, ottenendo da un ministro donna, che della scuola sa ben poco, solo arroganza e protervia, in linea con l’atteggiamento diffuso di una classe dirigente che tutto si sente fuor che al servizio del cittadino, che si muove come se regnasse e che soprattutto fa i propri interessi nonché quelli di una oligarchia, piuttosto che quelli del proprio Paese, i docenti affogano in un mare di scartoffie da riempire, soprattutto quando hanno l’impudenza di dare una insufficienza. Le parole d’ordine sono:Bisogna promuovere il più possibile ( e i presidi si adoperano in questo senso).Se si ha l’ardire di dare una insufficienza, la si deve giustificare riempiendo un mare di carta (è evidente come diventi più facile non dare insufficienze e promuovere).In questo quadro è nata la figura del professore (più spesso donne) che si adopera per la promozione dell’alunno, a prescindere, esibendosi in oratorie appassionate sulle difficoltà ed i problemi personali che detto alunno ha , confondendo quindi il proprio lavoro di insegnante con quello dell’assistente sociale e pensando, spesso in buona fede, che ciò aiuti il ragazzo, non capendo di prestarsi ad una operazione di imbarbarimento generale. Si assiste perciò a scrutini di fine anno scolastico in cui, a fronte di plurime anche gravi insufficienze, si decide di rimandare a settembre, facendo così sparire alcune di queste insufficienze e convertendole in sei (politico?), dopodichè, a settembre, in quell’esame che è stato fatto passare come un ritorno al rigore, l’ indicazione delle alte sfere è che se l’alunno ha dimostrato un qualche seppur minimo miglioramento, anche dal quattro al cinque (voto che ormai si fa passare come una “quasi sufficienza”), anche in una sola delle materie nelle quali era stato rimandato, deve essere promosso; e anche nel caso in cui questo miglioramento agognato (spesso più dall’insegnante che dall’alunno) non ci sia stato, allora si scatena la crociata di cui sopra, nella quale e per la quale si discute per ore, ci si accapiglia, si rompono rapporti decennali di reciproco rispetto, per decidere se di fronte a due quattro secchi sia o no il caso di bocciare.Che fare? C’è un’unica possibilità seria: invertire la rotta.
Maila Nosiglia
Direttivo provinciale dell’Italia dei Valori di Livorno

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