Domenica 13 marzo ore 21 circa: il ministro della (non più pubblica) istruzione Gelmini è intervistato da Fabio Fazio, sul terzo canale della rai. La ministra appare vestita da educanda d’altri tempi: camicetta bianca, pantaloni scuri, occhialetti rettangolari neri, capelli neri, a caschetto, rigidamente trattenuti dietro le orecchie. L’atteggiamento è impettito, la faccia serafica, un sorrisetto sicuro appare e scompare per tutta la durata dell’intervista, lo sguardo è sereno e mai, in nessun momento, traspare alcuna incertezza. E’ decisamente sicura e assicurante. Fazio pone delle domande sulla scuola, sulle sue condizioni, sottolinea gli eccessivi, per lui, soldi dati alla scuola privata, mai però citando il passaggio della Costituzione in cui si dice “nessun onere per lo Stato” (art.33 comma 3°) stigmatizza i tagli alla scuola, l’aumento del numero di alunni per classe e la diminuzione dei docenti, la mancanza di professori di sostegno, la fatiscenza delle strutture…ecc. Il ministro risponde, senza battere ciglio che no, non è vero…e snocciola sicure cifre, le une dietro le altre, che provano come tagli non ce ne sono, anzi si tratta di aumenti, che la scuola paritaria (non “privata”come Fazio la chiama…!) riceve aiuti irrisori, che il governo e lei, in perfetto accordo, stanno costruendo la scuola di domani, lottando, loro sì, perché sono persone lungimiranti, concrete e realistiche, contro una sinistra ottusa, cieca, che dal sessantotto in poi ha voluto regalare i titoli in una perversa ottica populista, mentre loro, e le cifre stanno lì a dimostrarlo, stanno lavorando per una scuola di qualità e meritocratica. Quello che stanno combattendo è lo spreco, perché le scuole sono sporche perché si fanno male le pulizie, e i professori (riceve delle lettere in proposito) insegnano ciò che i genitori non vorrebbero che insegnassero. Io sono lì ad ascoltarla e mi sento confusa. Certo è brava. Pensavo fosse una semianalfabeta (la storia che è andata a laurearsi al sud perché ecc.ecc… comincio a credere che sia inventata), mentre snocciola una parlantina di tutto rispetto facilmente comprensibile, sicura, un modello di competenza. Fazio balbetta, si vede che non è d’accordo ma, forse perché, in quanto conduttore, non può spingersi oltre, forse perché non è in possesso di dati, (dati che invece il ministro dimostra di padroneggiare con sicumera) insomma non so perché, ma è certo che questo è un sei zero secco. Ma io, insegnante da trent’anni nella scuola secondaria superiore in che mondo vivo? Questa non è la scuola che vedo ogni giorno sotto i miei occhi, è un’altra. Ma di quale scuola sta parlando questa qui? La mia scuola è una scuola dove la struttura è ai limiti della sicurezza, dove i bagni sono spesso intasati, dove la carta igienica e i detersivi vengono razionati, così come le fotocopie, dove le aule, fatiscenti, con talvolta vistosi buchi nei muri, non hanno tende né attaccapanni, dove i professori-operai prendono stipendi da fame e si impegnano per racimolare qualche spicciolo in più con le cosiddette”attività aggiuntive”, e sono costretti a svolgere il lavoro di segreteria perché le segreterie, nonostante le cosiddette razionalizzazioni e gli accorpamenti, sono sotto organico ogni giorno di più. Nella scuola che conosco io gli alunni disabili vengono seguiti sempre meno perché gli insegnanti d’appoggio sono sempre meno, ma soprattutto perché si cerca in tutti modi di rendere sempre più difficile la certificazione di disabilità, perché, l’ha detto il ministro, si è visto che molte disabilità sono fittizie. Già perché di genitori contenti di denunciare la disabilità del proprio figlio ce ne sono, secondo lei, sempre di più…! Ma insomma dov'è questa scuola che è la mia scuola, quella nella quale sono presente quotidianamente? E allora, improvvisamente, capisco. The Truman show. Ecco che cos'è: “The Truman show”. Ricordate quel film nel quale il protagonista vive tutta la sua vita in una realtà virtuale, lui unico inconsapevole? Ecco, la ministra Gelmini mi appare uguale a quegli attori, o piuttosto automi, che creano il falso, sapendo che è falso ma sapendo anche che se continuano a proporlo come vero tutti, prima o poi, ci crederanno. Potenza della civiltà della (falsa) comunicazione. Potenza dell’ipocrisia e della menzogna eretta a sistema. Di questo dobbiamo essere consapevoli, prima di pensare a qualsiasi strategia di risposta, e di attacco.
Maila Nosiglia
Direttivo provinciale IDV Livorno

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